Per ‘La Gioconda’ di Ponchielli e Boito previste sette repliche dal 13 al 21 dicembre , opera che conclude la Stagione Lirica 2024. In corso la campagna abbonamenti per il cartellone 2025. Orchestra, Coro e Tecnici dell’ente lirico etneo. Sul podio Fabrizio Maria Carminati,
regia di Francesco Esposito, protagonista il soprano Anna Pirozzi, tra le maggiori interpreti del ruolo nel panorama internazionale.
CATANIA – Gran finale di stagione per il cartellone di Opere e Balletti 2024 del Teatro Massimo
Bellini, che dal 13 al 21 dicembre programma sette rappresentazioni dell’opera “La Gioconda”, tra
le più amate del repertorio, musicata in quattro atti da Amilcare Ponchielli su libretto di Arrigo
Boito. Confermando l’altissima qualità della proposta artistica, l’ente lirico etneo presenterà una
sontuosa produzione che celebra la tradizione italiana nella sua forma più alta. Un arrivederci al
pubblico proprio nel clou della campagna in corso per sottoscrivere i nuovi abbonamenti alla
Stagione 2025, che si inaugurerà il 18 gennaio con “Norma”, in omaggio al 190⁰ anniversario della
scomparsa di Vincenzo Bellini. Dall’8 gennaio sarà inoltre possibile acquistare anche i singoli
biglietti per ciascuno dei 7 titoli in programma, tutti di grande richiamo, come la pucciniana
“Madama Butterfly”, il donizettiano “Don Pasquale”, “Don Giovanni” di Mozart, l’“Otello”
verdiano ma anche il balletto Othello 2.0, moderna rivisitazione della tragedia scespiriana. E per
finire un altro classico come “Lo schiaccianoci” di Ĉajkovskij.
Nell’imminenza delle festività di fine anno, “La Gioconda” vuol essere anche un saluto augurale
alle migliaia di spettatori che quest’anno hanno determinato, recita dopo recita, un autentico record
di presenze, facendo registrare il tutto esaurito in gran parte delle recite. L’allestimento, realizzato
interamente dal Teatro Massimo Bellini, porterà in scena uno spettacolo che unisce la magnificenza
musicale alla profondità drammatica, trasportando la folta platea nella Venezia misteriosa e inquieta
del XVII secolo. L’orchestra, il coro e i tecnici del Teatro Massimo Bellini garantiranno l’eccellenza
musicale e scenica che caratterizza la prestigiosa istituzione.
Sul podio Fabrizio Maria Carminati, noto per il suo approccio rigoroso e appassionato al
melodramma italico, maestro del coro Luigi Petrozziello. Regia e scene sono di Francesco Esposito,
che cura anche i costumi, insieme a Giovanna Adelaide Giorgianni, mentre il design delle luci è
realizzato da Antonio Alario. Le coreografie di Domenico Iannone vedranno la partecipazione del
Corpo di ballo AltraDanza, sottolineando l’importanza della “Danza delle ore”, uno dei momenti
più iconici e celebrati della partitura. Il Coro Voci Bianche “InCanto” è diretto da Alessandra Lussi.
Un doppio e prestigioso cast vocale vedrà alternarsi nei ruoli principali i soprani Anna Pirozzi e
Francesca Tiburzi (Gioconda), i tenori Ivan Momirov e Otar Jorijkia (Enzo Grimaldo); i baritoni
Franco Vassallo e Anooshah Golesorkhi (Barnaba); i mezzosoprani Anastasia Boldyreva e Chiara
Mogini (Laura Adorno), i bassi George Andguladze e Christian Saitta (Alvise Badoero). E ancora
Nicola Pamio (Isèpo); Agostina Smimmero in alternanza con Kamelia Kader (La Cieca); e
Giovanni Palminteri (un cantore, un bernabotto).
La genesi dell’opera risale al 1876, in un momento di fermento per la musica italiana. Ponchielli,
compositore cremonese nato nel 1834, rappresentava uno degli esponenti più talentuosi della
“giovane scuola”, un movimento che cercava di innovare il linguaggio operistico pur rispettando la
tradizione verdiana. Ponchielli collaborò con il celebre poeta e drammaturgo Arrigo Boito, che
firmò il libretto sotto lo pseudonimo di Tobia Gorrio. Boito, autore anche di libretti per Verdi, portò
nella trama un’impronta shakespeariana e un’intensità emotiva che esaltano la complessità
psicologica dei personaggi. Il debutto alla Scala di Milano il 18 aprile 1876, ottenne un successo immediato. Basato sul dramma Angelo, tyran de Padoue di Victor Hugo, il plot racconta una storia
di amore, gelosia e sacrificio, in un contesto di intrighi politici e sociali che riflettono le tensioni
dell’epoca.
Nel clima culturale della fine del XIX secolo, “La Gioconda” rappresentava una svolta in un
frangente in cui l’Italia si stava ridefinendo politicamente e culturalmente. L’influenza della scuola
verista cominciava a emergere, ma Ponchielli rimase fedele a una scrittura melodica ricca e
stratificata, che poneva l’accento sul dramma umano dei personaggi. Gioconda, una cantante di
strada di straordinaria bellezza e voce, è innamorata del giovane Enzo Grimaldo, un nobile esiliato.
Tuttavia, questi è segretamente innamorato di Laura, moglie del terribile inquisitore Alvise
Badoero. Il pericolo si fa mortale soprattutto perché sull’intera vicenda incombe Barnaba, una spia
corrotta e sinistra, che desidera Gioconda e trama per distruggerla, manipolando tutti intorno a lui.
Se la giovane cerca di proteggere la madre cieca dalle grinfie della spia, Alvise ha scoperto l’amore
di Enzo per Laura, e trama una vendetta crudele. Attraverso una serie di colpi di scena, tra cui un
drammatico incontro nella prigione di Alvise e un tentativo di fuga per mare, la storia culmina in un
atto estremo: Gioconda sceglie la morte, salvando la vita di Laura, con un ultimo gesto d’amore e
redenzione.
La struttura musicale si distingue per la ricchezza orchestrale e la varietà delle forme musicali, che
vanno dai recitativi drammatici alle arie appassionate, dai duetti intensi agli assiemi corali
imponenti.
Uno degli elementi più distintivi è la capacità di fondere l’intensità drammatica con una melodia
lirica accattivante. Ponchielli utilizza l’orchestra come elemento narrativo a pieno titolo, capace di
esprimere le emozioni e i conflitti interiori dei personaggi, dialogando con i cantanti, arricchendo il
tessuto musicale con motivi ricorrenti e leitmotiv.
Tra i numeri musicali più celebri, spiccano “Suicidio!”, potente aria del quarto atto, cantata da
Gioconda, che esprime il proprio conflitto interiore, tra il desiderio di vendetta e l’amore perduto,
culminando in una risoluzione tragica. Altra pagina straordinaria è “Cielo e mar”, celebre aria di
Enzo, nel secondo atto, esempio perfetto del lirismo ponchielliano, come il sentimento assoluto
espresso da Laura in “L’amo come il fulgor del creato”. E naturalmente “La danza delle ore” citata,
al terzo atto, uno dei pezzi più conosciuti di Ponchielli, spesso eseguito come brano da concerto. È
una rappresentazione allegorica delle ore del giorno dalla melodia accattivante e l’orchestrazione
brillante. E ancora “Ecco il velen di Laura… Voi qui!”, duetto tra Alvise e la moglie nel terzo atto,
con un’orchestrazione che sottolinea la minaccia incombente.
I numerosi cori, come quello dei pescatori all’inizio del primo atto, aggiungono profondità e colore
alla narrazione, in quanto forniscono un contesto sociale e ambientale, mettendo in risalto le
dinamiche di gruppo e le tensioni della comunità, in un tour de force che combina un’ampia gamma
di emozioni. Tale è il fascino di una partitura tra le più elaborate e complesse del repertorio
operistico italiano, che persegue un mirabile crescendo di tensione drammatica.
Per ulteriori informazioni e prenotazioni, visitare il sito ufficiale del Teatro Massimo Bellini.